Il ritardo del volo comporta che Mustafà non ci aspetta all'aeroporto: ci avventuriamo con un petit taxi, una Fiat Uno di color marrone (sapete dove sono finite tutte le Fiat Uno che vedevate sulle strade italiane?...), sino in città.
Il colore rosso di Marrakech si nota subito, impossibile ignorarlo; così come la bellezza delle mura della Medina, la città vecchia, dove entriamo schivando miracolosamente motorini e pedoni per essere depositati dinanzi alla Pharmacie Populaire, al costo (onesto) di diciotto euro, ovvero 200 dhirams.
Preziosi i consigli del tassista: nel souq occorre sempre e comunque pagare la "commission", per qualsiasi cosa si chieda, comprese le informazioni e le indicazioni stradali, alla ricerca degli strettissimi e tortuosi "derb".
E alla Pharmacie Populaire, mentre aspettiamo Larsen, almeno in dieci ragazzi si presentano offrendosi di accompagnarci al nostro albergo, o meglio "Riad" (Giardino), di cui incredibilmente conoscono anche il nome "LE COQ FOU", tirando ad indovinare su quelli più vicini.
Ma l'astuzia europea ci sovviene in aiuto, e nessuno di loro -a nostra domanda- risponde di chiamarsi Larsen...
Il quale sopraggiunge poco dopo, per guidarci attraverso il vicolo El Arous, tra l'infuriare di motorini MBK e Motobecane, e il più tranquillo andamento di asini e carretti, sino in Derb Assban, verso Le Coq Fou.
Un gioiellino cui si accede da un tipico portone in legno lavorato, con il patio, la fontana, le scale verso il secondo e il terzo piano, i terrazzini con divani e tavolini bassi, la bouganville, il camino pronto per il prossimo breve inverno.
Subito si esce, direzione AL FASSIA, ristorante eccelso situato nella "Nouvelle Ville", la città nuova.
Solo donne accolgono e servono gli ospiti in sala; altissima qualità nella "tejine" di pollo e in quella di agnello (la tejine è un piatto di terracotta, sormontato da un cono sempre in terracotta, ove la carne viene cotta con verdure e spezie, per essere poi offerta nel (caldissimo) piatto stesso di cottura), nel cous cous di verdure e soprattutto nella "PASTILLE AU LAIT".
Questa pastille consiste in una millefoglie finissima, cosparsa di mandorle tritate e cannella, che viene servita su un piatto piano e sulla quale viene versato un velo di latte tiepido, che la ammorbidisce....una vera delizia, per cui sarò sempre grato alla amica Delphine, che me l'ha consigliata, e quasi imposta.
Dopo il pranzo passeggiata attraverso il CYBERPARC: qui, in mezzo a piante ed olive secolari, vi sono 15 postazioni internet gratuite, a disposizione di chiunque, disposte su totem belli e funzionali.
Il parco termina alla Koutoubia, la moschea principale della città, con il suo minareto alto 77 metri da cui il muezzin innalza la preghiera ed il suono che riempie quello che è il vero cuore di Marrakech, la mitica Piazza Djemaa El Fna.
Qui, dalla mattina alla sera, è il trionfo di venditori di succhi di arancia, di incantatori di serpenti, di dentisti improvvisati, addestratori di scimmie, fotomodelli berberi, giocolieri, narratori di storie, disegnatrici con hennès...finché al tramonto non arrivano i carretti dei ristoratori che friggono e cuociono agnelli, montoni, polli, pesci, calamari che accompagnano minestre, zuppe, cous cous e quant'altro si possa immaginare in un tripudio di fumi e lampadine, musiche, invocazioni dai minareti, e centinaia di flashes fotografici dalle terrazze dei caffè che circondano l'immensa piazza.
Al nostro riad, dopo il canonico smarrimento nel souq e la "commission" dovuta al ragazzo che ci riaccompagna al nostro vicolo, un sonno di dodici ore, che termina nella ricca colazione berbera, con frittelle, dolci, caffè e l'immancabile thè alla menta.
E' la volta della passeggiata nel souq, dedalo di vicoli e micro vicoli, trionfo della vendita e della obbligatoria contrattazione: acquistiamo bicchierini per il the, babbucce gialle, braccialetti e ninnoli.
Lo spettacolo umano è eccezionale: colpiscono le mamme in attesa fuori dalle scuole (che abbondano e che appaiono più che dignitose), proprio come da noi...
E la semplicità e la genuinità del Cafè Epices, in Place de l'epicès, con i suoi terrazzini pieni di turisti stremati e di fotografi indefessi della magia dei venditori di spezie sottostanti.
Nel pomeriggio è la volta del rito dell'HAMMAM...
Si chiama LE SECRETS DE MARRAKECH, gestito solo da donne, e con 48 Euro nell'ordine:
- un bel the alla menta di benvenuto;
- cassaforte per denaro e oggetti;
- ciabatte, accappatoio e slip monouso;
- acqua calda a secchiate;
- insaponata con savon noir (molto grasso);
- risciacquo e trattamento con fango e olio di argan (estratto da escrementi di capra);
- risciacquo e via ad una massaggio integrale, con olio di muschio e musica araba in sottofondo, in ambiente con luce soffusa.
Ormai la città è familiare, il rientro al riad diviene facile e veloce, la notte berbera rende ancor più gradevole il mio antico toscano, ed è sorprendente vedere le ragazze a Roma, in cameretta, grazie alla magia di Skype e alla funzionalità del wifi gratuito offerto da Le Coq Fou.
Terzo giorno con mattina dedicata alla Medersa di Ben Youssef, la scuola coranica: decine di piccole stanze in cui gli studenti acquisivano il sapere religioso, fra cortili, mosaici e legni intarsiati. E al Museo di Marrakech, dove espongono giovani artisti emergenti, che rivisitano anche foto tratte dal film GOMORRA. E alla fantastiva QOUBBA, una fantastica costruzione che altro non era che un bagno pubblico....
Di bagni pubblici Marrakech è piena: le vecchie abitazioni del souq (tutte fornite di regolare parabola satellitare) evidentemente ne sono prive; parimenti la Medina è piena di Hammam pubblici, segno della carenza anche di docce, ma anche della necessità di abluzioni e trattamenti con fanghi ed oli onde evitare di ritrovarsi con la pelle seccata dal sole e dalla polvere del deserto.
A piedi alla ricerca del Riad LE NOIR D'IVOIRE, bellissimo e molto chic, poi la meraviglia e l'incanto del JARDIN MAJORELLE.
L'Architetto Majorelle realizzò un meraviglioso Parco, insediando piante di bambù, agavi, palmizi, cactus, ninfee, con alcuni edifici di un bel turchese e giallo ocra; alla sua morte, nei primi anni'60, l'intero complesso venne acquistato da YVES SAINT LAURENT, il sarto nato ad Orano in Algeria, che vi passava lunghi periodi insieme al suo compagno di vita.
Fu il decollo di Marrakech e della sua colorazione un po' hippy, poi consacrata anche dai Beatles e da Crosby, Stills Nash & Young, oltre che da tanti film realizzati nei suoi Studios, e che costituiscono uno dei richiami principali della città, tanto che alla cinematografia viene dedicato un famoso festival del Cinema, che si tiene in Dicembre.
Ad ogni modo il Jardin Majorelle è davvero un luogo bellissimo e quasi magico, con un bel Cafè e un'ottima organizzazione di panchine e toilettes per i visitatori.
La sera la trascorriamo al Cafè Arabe, con vista mozzafiato sul souq e i minareti.
La mattina dopo, alle sette, usciti su Riad El Arous diretti alla Pharmacie Populaire, i colori e il silenzio sono incantevoli...un ragazzo ci augura il bonjour, e subito dopo ci comunica che è lui l'incaricato da Mustafà di accompagnarci in aeroporto.
E' Adil, che torna dopo dieci minuti al volante del suo grand taxi da otto posti, che utilizza per accompagnare i turisti nelle escursioni nel deserto e nelle città fortificate dell'Atlante.
Marrakech ci saluta mostrandoci le sue altissime montagne dell'Atlante, che superano i 4400 metri di altezza, e che tra pochi giorni saranno già innevate.
Torneremo, di sicuro...
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